Siamo alla Mostra del Cinema di Venezia dove hai appena ricevuto il premio alla carriera dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, sei contento?
Molto! Quest’anno pare poi che la Mostra sia bellissima, con molti film importanti e sono felice di essere qua.
Molti ti identificano con il tuo personaggio, Tano Cariddi, ne “La Piovra”, non ne sei un po’ stufo?
Devo dire di no, mi fa sempre piacere, ma io non ho fatto solo quello. Nella mia carriera ho avuto infiniti ruoli, ma forse quello è rimasto maggiormente impresso nella mente delle persone perché “La Piovra” ha avuto un enorme successo in tutto il mondo, ancora passa su Netflix. E’ chiaro che è un personaggio che è entrato nell’immaginario collettivo e io non lo rinnego per niente, ma accanto a quello ho fatto tanti ruoli, anche diversissimi fra di loro, sono stato anche Papa Pio XII ad esempio.
Segnalami un paio di tuoi ruoli ai quali sei particolarmente legato
Ma ad esempio l’ultimo film “Le Mans 66” di James Mangold con Matt Damon e Christian Bale, faccio Ferrari. Una produzione che è costata 100 milioni di dollari e ne ha incassati 250 nel mondo e candidato a 2 premi Oscar, di cui uno come miglior film. Poi con Ben Affleck ho fatto un personaggio che si chiama Maso Pescatore in un film che si intitola “Live by night- La legge della notte” dove interpreto un gangster dell’era del proibizionismo. Queste sono le ultime cose, ma poi c’è stato anche un piccolo film italiano “Il diritto alla felicità”, dove interpreto un libraio e per il quale mi hanno dato anche dei premi per l’interpretazione. Poi molto teatro.
Quali sono gli idoli a cui ti ispiri?
Direi certi attori francesi, come Jean Gabin e Lino Ventura. Sono sempre attirato da attori con grande personalità, tanto bravi da sembrare veri! A volte, sai, ci tocca interpretare ruoli un po’ costruiti.
Come scegli un copione e cosa ti fa propendere per un sì o per un no?
Innanzitutto la grandezza del personaggio: se protagonista, co-protagonista e via dicendo; questa è già una linea di discrimine, ma non solo quello, guardo anche se un personaggio è adatto a me e se penso di poterlo fare bene. Anche se poi devo confessare che mi è capitato di fare bene personaggi che non pensavo perché è molto importante il regista che ti dirige e ti guida all’interno del ruolo per il quale comunque ti ha scelto.
Mi dicevi prima nel fuori onda che non ti piace rivederti, è vero?
E’ così! Anche quando si gira non vado mai a controllare a monte ciò che ho fatto, mi basta che il regista mi dica che andava bene.
Hai fatto tanto: dal cinema alla televisione, senza dimenticarci del teatro. Quale consiglio daresti ad un giovane che vuole fare l’attore?
Il suggerimento è quello di fare una scuola. Io ho fatto l’Accademia ad esempio, e sai quando hai l’obbligo di frequenza per 8 ore al giorno per 3 anni, allora lì verifichi se è una vera passione e non solamente un’idea che poi non corrisponde al vero. Paola Cortellesi mi ha raccontato un episodio molto divertente: una sera era in teatro quando le si avvicina un signore che le dice di avere una figlia che vuole fare l’attrice e lei gli ha chiesto il perché. L’uomo le ha risposto che era ovvio: voleva diventare famosa ! Lei allora gli ha detto che per quello sarebbe stato sufficiente fare una rapina in banca! Questo per raccontare che se l’obiettivo è quello non è la motivazione giusta, mentre quella corretta è che ami fare questo lavoro. Sai, noi attori siamo fortunati perché facciamo un qualche cosa che amiamo. Il punto difficile, se proprio vogliamo dirlo, è quando non te lo fanno fare. Croce e delizia: quando lo fai ti diverti, è il tuo mestiere, ti senti vivo. Quando invece non te lo fanno svolgere sei depresso.
Come ti prepari per i tuoi personaggi?
Ho una sorta di routine, soprattutto per la parte dello studio. Poi però i personaggi sono tutti diversi uno dall’altro e quindi entrano in gioco le particolarità come esempio un accento o un dialetto. Poi i personaggi vanno anche capiti e avvicinati alle esperienze della tua vita se vuoi dare un senso di realtà, qualcosa di tuo lo devi mettere. Ci sono sentimenti come il dolore, l’amore, la malattia che ci accomunano.
Ti chiedo una riflessione su questo particolare periodo che stiamo vivendo
Noi attori abbiamo degli ego un po’ gonfiati e dobbiamo averlo perché altrimenti non troviamo la convinzione per salire su quel palcoscenico dove c’è anche tanta paura ed emozione. Però non è più il tempo di quella competizione stupidissima dove uno deve essere più bravo dell’altro. E’ arrivato il momento di fare delle cose per aiutarsi, di aderire a dei progetti che servano a tutti.
Remo Girone, oltre ad essere un attore di straordinaria bravura è anche un uomo di incredibile sensibilità e ha voluto farci un regalo, che è visibile sulla pagina Facebook di EG Magazine!!