Il suo sogno nel cassetto è vedere uno dei suoi romanzi prendere vita sul grande schermo. E “Complici” (Cantera Edizioni), l’ultimo lavoro della scrittrice romana Caterina Boccardi, ha tutte le carte in regola per diventare una pellicola cinematografica avvincente e, al tempo stesso, terapeutica. E’ questo il sesto romanzo di un’autrice fresca e polivalente, che ha sempre fatto della comunicazione uno stile di vita, declinato attraverso i vari “mondi” di Caterina, che sono approdati ora al 73° Festival della Canzone Italiana, esattamente a Casa Sanremo Writers. “Per me si realizza un sogno – racconta la scrittrice, la quale ha ricevuto una menzione speciale per il suo libro dalla giuria di questo salotto culturale e dal suo presidente Laura Delli Colli, nonché altrettanti elogi dallo stesso patron di Casa Sanremo, Vincenzo Russolillo -. Nel 2021 ho vinto, nelle vesti di attrice e scrittrice, il Premio Vincenzo Crocitti, diretto da Francesco Fiumarella: è stato lui a parlare di me a Michele Cioffi, ambasciatore della cultura qui a Casa Sanremo Writers, dove sono arrivata per la prima volta. Sono grata per questa bellissima esperienza, che sposa un concorso letterario nazionale per opere edite a tema libero. Le altre due persone cui devo dire grazie sono Salvio Simeoli ed Enrico Pittari: sono i miei editori di Cantera e mi seguono anche, più a tuttotondo, nel mio percorso artistico teatrale”.
“Complici” è la storia di Aurora: nasce da una confidenza che un’amica di Caterina le ha fatto. “L’ho ascoltata, ho messo su un foglio il suo racconto e le ho chiesto il permesso di poterlo farlo diventare ciò che leggerete: “Complici” nasce da un racconto vero che diventa, appunto, romanzo. E’ la storia di tre donne, di tre amiche, di un amore cercato a lungo e di un altro inaspettato. E’ la storia di una complicità, che va oltre il concetto stesso di amore. Sì, perché Aurora, che sogna da molto tempo l’uomo della sua vita e crede di averlo trovato nel marito con cui sta, comprende invece che non è quello il compagno adatto a lei, fino a scegliere di lasciare quell’uomo narcisista che non potrà mai farla stare bene. Ed è una donna che fa invece rinascere Aurora, che la restituisce alla vita, ma che la stessa protagonista è stata però in grado di riprendersi”.
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Caterina tratta il tema della sessualità anche in altre sue opere, come “Aria soffio”: “Un altro romanzo molto cinematografico, dove questa volta parlo dell’amore di una donna nei confronti di un bambolotto di plastica e di color nero, notato in un sexy shop, portato a casa e divenuto poi il suo amante a dispetto del marito. Per questa trama mi ha ispirato il mondo del nuoto, da cui provengo (Caterina è a suo agio nell’elemento acqua da quando aveva 2 anni e mezzo, arriva dal nuoto sincronizzato e insegna tuttora in diversi centri sportivi, ndr): mi viene in mente quel gonfiare i braccioli per gettarsi poi in acqua e quel bambolotto in PVC che viene gonfiato e sgonfiato all’uso.. C’è il tema della sessualità, ma anche della schizofrenia di questa donna (malattia di cui soffre), c’è il tema della razza cui appartiene questa bambola gonfiabile di colore. Sia questo romanzo che “Complici” sarebbero due film perfetti da proporre al grande pubblico, per andare oltre il bigottismo che ancora esiste nel 2023. E, se mi è permesso sognare, vorrei il trio Jennifer Lopez, Sandra Bullock e Monica Bellucci protagoniste del mio ultimo romanzo al cinema”. Caterina Boccardi – che passa appunto agevolmente dall’acqua alla scrittura, alla recitazione, passando a sua volta per il teatro, la televisione ed il cinema – è convinta di un’unica cosa: “Se non c’è amore, non c’è nulla, anche se questo è un gioco dove non si vince mai”.
In eterno movimento, Caterina è la bambina che mandava a casa, con tanto di francobollo, lettere scritte in terza persona a se stessa, ai suoi genitori e ad una cara zia ed è la giovane donna che, durante il primo lockdown della pandemia che ha paralizzato il mondo intero, ha antichizzato una lettera macchiandola con del caffè per poi scriverne un testo da mandare ad un caro amico. “Non sono una buona cuoca e scrivere mi ha aiutata molto! Sempre in quel periodo ho dedicato un saggio, che si chiama “Roma città chiusa”, pubblicato dal Gruppo Albatros, proprio a quello che stavamo vivendo: l’ho scritto di pancia, avevamo paura di questo “mostro” che non conoscevamo. C’era molta solitudine attorno a noi e forse temevamo che i sentimenti belli potessero non tornare più”. E invece, pur ammaccati dal Covid, i sentimenti e le emozioni sono tornati nelle vite di ognuno di noi.
A proposito d’amore, a fine maggio andrà in scena al Teatro Off di Roma (e poi, tra giugno e luglio, ai Giardini della Filarmonica), lo spettacolo “Amò”, dove due donne (una di queste è la stessa Caterina, l’altra è la collega attrice e scrittrice Romina Caruana) parleranno di questo sentimento, sia in forma ironica che più seria, supportate dal regista David Emmer. E, se si chiede a Caterina, ora, come sta il cuore, lei risponde “In questo momento è single, ma è pronto a battere forte e ad innamorarsi”.