L’intervista inizia, via Zoom, con una raggiante Danila che mi presenta, sorseggiando un caffè, la sua Clarissa, una barboncina bianca, comodamente accovacciata su di lei che, manco a dirlo, ha gli occhietti puntati dritti alla telecamera. Situazione ottimale, a noi piacciono un sacco queste cose, per parlare con la vocal coach più famosa del momento. Danila Satragno è anche cantante, musicista e scrittrice. Ma, come al solito, procediamo con ordine .
In cosa consiste la tua professione? Chi è e cosa fa una vocal coach?
Dovrebbe essere una persona o quantomeno un missionario che si dedica h 24 alla vocalità degli altri. La voce non è solo voce o quello che accade alle corde vocali, ma espressione di sentimenti e comunicazione; è tutto un mondo che sta intorno. E uno strumento e come tale va seguito, curato e coccolato, dal punto di vista di postura, respirazione e di alimentazione. Diciamo che è un gioco molto largo che si estende nelle tre dimensioni della voce: fisiologica, emotiva e mentale.
Sei diplomata al conservatorio di Genova in pianoforte e a quello di Parma in musica jazz. Ma quando è nata la tua passione per la musica?
Mia mamma mi raccontava che quando andava in giro con il passeggino la fermavano per chiederle: “È questa la bambina che canta le sigle della pubblicità in televisione?”, ancora non parlavo, ma canticchiavo quello che sentivo in tv. Evidentemente una passione nata con me; ho avuto poi la fortuna di avere nella mia famiglia cantanti, direttori d’orchestra, strumentisti e questo, in un qualche modo, mi ha aiutato. Nella musica jazz ho riconosciuto il mio elemento scatenante e ho detto: io voglio fare questo! La musica jazz è molto vocale, perché qui la voce è uno strumento e ho identificato che la voce sarebbe stato lo strumento principe per me. Questo è avvenuto quando mi stavo diplomando in pianoforte, quindi intorno ai 27 anni ti direi.
Hai avuto modo di lavorare con Fabrizio De Andrè, cosa ti ha lasciato e cosa ti ha insegnato?
Ad esempio cantare in italiano perché all’epoca per me non era così scontato. Poi con Fabrizio De Andrè era nata questa amicizia profonda; puoi immaginare con una testa così pensante e meravigliosa come lui aveva su una ragazza di 30 anni… per me è stato come una sveglia molto forte, una spinta a pensare con la propria testa e a non lasciarsi condizionare da nulla. Un’autonomia di pensiero e di sensazioni che mi ha sempre invitato a fare per prima. Mi diceva: non partire in quarta, pensa, aggiorna il tuo sentimento e poi agisci; questo mi è rimasto nel tempo. Una bella apertura mentale verso il mondo, non quella proiettata, ma quella del cuore e dell’istinto primario che di solito ci porta a pensare bene.
Come vocal coach hai seguito veramente tanti artisti: Ornella Vanoni, Giusy Ferreri, Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, Annalisa, Jovanotti. Ci vuoi raccontare qualche aneddoto su qualcuno di loro?
Aneddoti ce ne sono ovviamente tanti, mi viene però in mente Ornella Vanoni. Eravamo insieme durante il suo intervento alle corde vocali, ci siamo conosciute proprio in quell’occasione, e ne sono successe di tutti i colori, io ad esempio sono capitata in un hotel a ore. Ci siamo divertite da morire in quei due giorni, grazie proprio al suo spirito che, anche in un momento così particolare, ha saputo tirar fuori. E sicuramente un highlander ed è nella vita così come la vedi in televisione.
Un capitolo a parte meritano i Maneskin, perché tu segui Damiano. Come è stato il vostro primo incontro? E stato all’11^ edizione di X Factor, nella quale tu eri coinvolta o quando?
In realtà prima perché io insegnavo a Roma al conservatorio e loro suonavano in Via del Corso e avevo già notato questo gruppo che si esibiva per strada e poi me li sono ritrovata a X Factor. E’ stato un momento bello perché grazie a Manuel Agnelli, che mi ha chiamato per quella edizione, abbiamo costruito un percorso già al momento di questo periodo televisivo, dove in genere si curano molte cose e non principalmente la parte vocale e musicale; invece Damiano David è una persona molto disciplinata che è riuscita, anche all’interno di una situazione così caotica ed emozionante (fra trucchi, parrucchi e prove), a conservare la sua lezione delle 3 del pomeriggio. Era l’unico che avessi mai visto fare una cosa del genere, con grande costanza. Ho subito immaginato di essere di fronte ad una persona molto particolare, con una determinazione veramente speciale.
Mi confermi che Damiano è un allievo molto disciplinato quindi?
E puntuale e preciso, d’altro canto se non sei un professionista è difficilissimo sopravvivere in questo ambiente. Le cose da gestire, anche dal punto di vista emozionale, oltre alla fatica fisica, sono tantissime e lui è molto bravo anche in questo.
Una volta terminato X Factor avete iniziato a collaborare da subito?
Terminata la trasmissione ci siamo sempre sentiti al bisogno, poi c’è stata la pandemia, ma abbiamo sempre mantenuto il contatto telefonico, fino ad approdare al Festival di Sanremo dove mi ha detto: lavoriamo di nuovo insieme perché questo è un momento importante. Sanremo è sempre Sanremo, sono quei tre minuti di paura in cui ti giochi tutto. Abbiamo lavorato insieme ed è andata benissimo.
Prima di un’esibizione importante qual è il suo atteggiamento?
Hanno una grande unione, è un loro punto di forza perché affrontano tutto insieme. Sono determinati, felici, entusiasti, non ho mai sentito da parte loro una negatività, soprattutto prima di salire su un palco.
Un ricordo con i Maneskin che ti rimarrà nel cuore?
Quando hanno vinto Sanremo Damiano, ancora con i vestiti di scena e accaldato dalla fatica dell’esibizione, è uscito appositamente per ringraziarmi. Non è una cosa da tutti, Damiano poi non è di grandi parole, ma ha dimostrato grande riconoscenza, cosa che, ahimè, nel settore non è sempre così scontata. Per me è stato un grazie che non dimenticherò mai.
Vi sareste mai aspettati un successo del genere e per di più nell’arco di neanche un anno?
Sinceramente non ne ho avuto la percezione di una cosa del genere, forse meno male perché altrimenti mi sarei emozionata oltremisura.
Com’è Damiano nella vita di tutti i giorni?
È la vita di un ragazzo della sua età, in quella privata intendo. Lo vedo molto attaccato alle cose vere, al suo gattino che, ad esempio, posta spesso su Instagram. Un ragazzo che adora, fra l’altro, la normalità. E questo sarà la sua grande forza e ciò che fa tenere botta nei momenti difficili.
Parliamo ora del tuo metodo Vocal Care®.in cosa consiste?
È una sorta di allenamento nuovo, ho capito che c’era bisogno di una evoluzione e ho cercato esercizi muscolari completamente diversi, af-fiancandomi anche a medici ed esperti del corpo e delle corde vocali. Si lavora su tutti i parametri: dall’estensione alla potenza. Un metodo su mi-sura che può essere poi dall’artista stesso anche auto gestito, secondo un codice ben preciso che permette di arrivare al risultato in tempi brevi.
Nelle città di Milano, Savona, Roma e ora anche Sanremo sei presente con la tua accademia, cosa succede li?
A Savona c’è proprio il mio quartier generale dove ci sono tutti i miei professionisti: produttori, autori, fisioterapeuti per la voce e per il corpo. A Milano siamo più focalizzati sulla parte autorale e di produzione. Roma sta diventando molto simile a Savona e poi, da poco, c’è Sanremo, dove tengo delle masterclass proprio al Teatro Ariston; la prossima data sarà il 4 giugno e vi aspettiamo, professionisti e non, per entrare in questo magico mondo del Vocal Care®.