La cucina, si sa, unisce e accumuna, ma nel caso di Checco Zalone e Francesco De Gregori ecco che una carbonara e una cacio e pepe hanno fatto molto di più, dando vita ad un vero e proprio “Pastiche”: l’album (Columbia Records/Sony Music) dal sapore vintage dove il comico, campione d’incassi al botteghino, suona il pianoforte e il Principe canta. La tracklist è ricca di colpi di scena ed è composta da 15 brani: si va dai super classici “Buonanotte fiorellino” e “Rimmel” al nuovissimo e inedito “Giusto o sbagliato” passando per i grandi autori come Paolo Conte, Pino Daniele e Antonello Venditti.
Inutile dirlo che la (strana) coppia, che nessuno avrebbe mai immaginato, funziona. D’altro canto non c’è il detto che sostiene che gli opposti si attraggono? Ebbene, in questo caso, è proprio così! La formula è azzeccata, le due personalità non si sono snaturate e ciascun artista ha mantenuto la sua individualità. Se ci fosse qualche dubbio sull’atteggiamento di Checco (musicista bravissimo, già dimostrato nel corso degli anni) e ci si interrogasse su quale potrebbe essere il suo atteggiamento in questo contesto: massima serietà (d’altro canto è insieme ad un colosso indiscusso della musica italiana) oppure scherzoso, ecco che lui va a chiarire subito le cose: “E’ la mia prima esperienza da pianista, per cui vi chiedo perdono per le sue stonature”. Parte così lo showcase, anticipazione e prova tecnica di quelle uniche due date, già sold out, il 5 e il 9 giugno alle Terme di Caracalla in cui li vedremo live insieme.
Come è nato questo progetto?
Zalone: Siamo amici da tempo e spesso ci ritroviamo a casa di Francesco che, forse non lo sapete, è anche un ottimo cuoco. Lui in casa ha un fantastico piano Steinway e così è capitato, durante queste serate, che ci mettessimo a fare musica. L’idea è nata così, fra una cacio e pepe e una carbonara. Francesco mi ha riempito di complimenti finché è nata l’idea di suonare insieme e ho acconsentito come se fosse una marachella da fare a tutto il mondo dello spettacolo. La mia sfida era presentarmi al pubblico senza far ridere, senza fare lo stupido; un’operazione alla Woody Allen, la differenza è che io so suonare.
Come vi siete conosciuti?
De Gregori: L’ho proprio stalkerato, da fan. Ho conosciuto Checco attraverso i suoi film, sin dall’inizio, ha uno sguardo innocente sulle creature umane e sulla società rendendo lo spirito dell’italiano medio senza mai cattiveria.
Vedremo De Gregori in un film di Checco?
Zalone: Certo, lo ingaggerei oggi stesso, al momento però non ho nessun film in cantiere. Però posso dirvi che per me ha già recitato il cane di De Gregori. Non sto scherzando, in “Quo vado”.
Perché avete scelto il titolo “Pastiche”?
De Gregori: E’ una parola antica e questo disco è pieno di cose vintage, come la copertina del resto, incarna bene il lavoro che è stato fatto su quest’opera e la ricerca su ogni singola canzone.
In “Giusto o Sbagliato” tra le citazioni nel pezzo c’è anche tradotta “regrets I had a few” dalla My Way di Frank Sinatra. Perchè questa scelta?
De Gregori. Mi diverte tradurre le canzoni come ho fatto con i versi di Dylan tempo fa. “Giusto o Sbagliato” è una canzone-bilancio che a quest’età mi sento di fare. Tradurre tutta My way in italiano però non reggeva.
Checco, quale qualità vorrebbe avere di De Gregori?
Zalone. Gli artisti, quando superano una certa età, diventano livorosi nei confronti di quanto il mondo moderno offre. Non ho mai sentito De Gregori parlar male del rap o della trap, non l’ho mai sentito fare del moralismo gratuito.
Francesco, cosa vorrebbe di Checco?
De Gregori. Prima di conoscere la persona ho conosciuto Zalone attraverso i suoi lavori cinematografici nei quali trovo che ci sia delicatezza, disincanto e rispetto e tutto questo lo ritrovo nel suo modo di interpretare la musica. Non è mai aggressivo, cura la musica come una creatura che ama e anche qui sul disco non ha mai anteposto i manierismi musicali al nostro obiettivo.
Cosa ci dovremo aspettare dalle date del 5 e 9 giugno a Caracalla?
De Gregori: Lo spettacolo che stiamo mettendo in piedi somiglierà molto a quello che vi abbiamo presentato oggi, certo ci sarà la band. Non ci va di fare un tour; toccata e fuga è quello che ci sembra giusto per un progetto di questo tipo. E’ ovvio che ci sia la richiesta di altre date, ma a volte bisogna dire di no. La mancanza mantiene in attività gli artisti.
Siamo due anime diverse, l’improvvisazione è un po’ la nostra guida e quindi penso che anche nelle due serate alle Terme di Caracalla ci sarà, inevitabilmente. D’altro canto è quello che la gente ama di più.