Lo incontriamo per l’intervista in esclusiva all’interno di un albergo sanremese; quando arriviamo lui sta scrivendo con una penna nera su un foglio bianco, senza neanche chiederglielo ci spiega che sta ripassando le parole del testo della sua canzone: teme di dimenticarsele. In effetti il brano è così personale che il coinvolgimento emotivo potrebbe giocare brutti scherzi. Ma partiamo con le domande!
“Quando ti manca il fiato” è il titolo della tua canzone. Come è nata e di cosa parla?
È un blues perché non ha morale è una canzone che dà una reazione, un po’ come Bob Dylan, che intendeva fare … non ballate secondo me… anzi sicuramente, ma più blues, perché il blues non ha una terza minore nè maggiore, non determina mai se sei felice o sei scontento, parlo di musica perché la sensazione che la terza maggiore è quella che ti fa sentire felice e quella minore è quella che ti fa sentire triste in teoria , il blues è nato nei campi di cotone, e i neri non potevano fare in modo che il padrone sapesse se loro erano tristi o felici perché li avrebbe puniti comunque….e quindi nasce il blues… secondo me… questa è la mia teoria, ma sono abbastanza convinto che ha senso e questa canzone riesce a dare tante di quelle sensazioni che non riescono ad essere date rimanendo blues perché nel testo non ha una morale ha solo una reazione… ti dice io reagisco cosi. Molte persone si sono riconosciute, è una canzone in cui sono riuscito davvero a centrare il punto, sono molto contento di questo brano e ultimamente mi ammazza… perché ammazza gli altri che la ascoltano… non pensavo.. una canzone tosta ma ce la faremo (come dice Morandi)
Non ho dubbi. Sette Festival in gara e due come ospite. Che rapporto hai con il palco dell’Ariston?
Grazie per avermelo ricordato. Il rapporto che ho è abbastanza conflittuale, quello che non è conflittuale è con la gente, con il palco è tremendo perché tecnicamente mi crea sempre dei problemi l’ascolto, hai sempre questa ansia per l’ascolto; per colpa di nessuno, sarò sfigato, però a questo giro mi sono preoccupato molto di quello, e meno del resto; speriamo che il resto non mi dia problemi.
Speriamo di no. Ma tutti hanno un po’ di timore
Ma non è tanto il timore, ma in effetti sì, più si avvicina e più è strano perché c’è molta tensione e c’è sempre qualcuno che ti fa notare che magari hai detto una cazzata: non c’entra niente ma ti mette un po’ di agitazione e quindi bisogna stare attenti più a questo che al resto.
La parte emozionale è sempre importante
Sì poi c’è un’orchestra della Madonna, parliamone perché sono veramente fantastici, siamo già amici, e poi c’è Enrico Melozzi che dirigerà e che mi ha aiutato molto a renderla com’è , sono molto contento del risultato però non vorrei parlare in questi termini perché non si sa mai non vorrei portarmi sfiga da solo, per la mia esecuzione.
Gianluca, hai 50 anni, periodo di bilanci: quale reputi sia stato il tuo momento top e invece quello in cui senti di aver toccato il fondo?
Mah, in realtà io non ci penso, sono molto fatalista, vivo il momento; molti miei amici guardano indietro, fanno dei numeri tremendi, pensano di non essere all’altezza di se stessi. Io non ho questo problema, vivo un momento diverso: la vita mi ha riaperto una porta – non pensavo che lo facesse – pensavo di essere un figo che conosceva tutto invece non è così e la cosa mi diverte molto, la precarietà mi rende giovane, essere insicuri, essere incerti,… non mi sento neanche cinquantenne.
Cosa ti rende davvero felice e appagato in questo periodo?
Sicuramente i miei figli, mi rendono persino nervoso tanto sono contento quando sono con loro ed è strano per me perché sono agitato ma in realtà sono controllato e poi la musica, quando sento che arriva alla gente. Dopo i miei figli è la cosa che mi guida. Se la musica fosse una donna mi farebbe fare quello che vuole.
Paragone molto bello. Ti sei mai chiesto se non avessi fatto il cantautore che cosa avresti fatto? Lo sto chiedendo un po’ a tutti e quindi sto scoprendo cose pazze.
Forse il giornalista, forse lo scrittore, forse il poeta. C’è stato un momento che volevo vendere la mia macchina e andare in Giamaica ad aprire un chiringuito, mah non lo so se sarei tornato indietro. Ma io sono un chitarrista. È una domanda che mi sono posto tante volte. Da bambino gli altri volevano fare i pompieri, io volevo fare Elvis Presley. Sono stato fortunato, ci sono tante cose che funzionano e sono un tipo musicale e anche in questo pezzo ci sono cose che mi fanno capire che sono abbastanza bravo.
“Quando ti manca il fiato” è un primo passo verso un progetto più grande?
Sì sono tre album. Un progetto anche quello esistenziale; sono stato fermo per volontà mia per qualche anno per fare questi tre album, saranno più di 60 brani. Mi chiedono quando uscirà, ma lo deciderò io quando riterrò che sarà il momento giusto e poi quando uscirà il primo usciranno anche il secondo e il terzo velocemente.
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Ultima domanda sul duetto. Perché Arisa e perché “Destinazione Paradiso”?
La sto inseguendo da un po’. Lei ha chiesto a me una canzone io ho chiesto a lei, ci sentiamo da un po’ e quindi era un’occasione perfetta. Per me è eclettica come pochi. Lei e Madame, secondo me sono le cose più interessanti che ..,una è un’artista completa, l’altra è un’artista che non sa neanche di esserlo così tanto perché è un’interprete ma ci sono gli interpreti artisti e gli interpreti e basta.
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