Lo incontriamo (via zoom ovviamente, visto il periodo) nel suo studio: siede accanto ad un pianoforte color rosso Ferrari: il che fa già
presagire ottime cose! Paolo ha tanto da raccontare e da buon romagnolo (è nato a Comacchio Ferrara
36 anni fa) è socievole e con lui non si fa alcuna fatica a farlo parlare. E di cose da raccontare ne ha parecchie, ma procediamo con ordine e andiamo a scoprire chi è questo talentuoso cantautore.

Partiamo subito dal tuo album “Anima” , come è nato questo progetto e quali sono state le ispirazioni ? “Anima” è proprio un progetto, dietro a questo album c’è una filosofia particolare, intanto è un disco volutamente pianoforte e voce, è stata una scelta ponderata che riflette il mio spirito di musicista e di cantautore. È un lavoro che si distanzia dai miei precedenti, ma anche dai dettami discografici attuali perché un disco piano e voce non va in radio e non guarda ad una commerciabilità immediata e se ne frega delle classifiche; è un disco che guarda alla musica. Come ispirazione sono partito dal fatto che un artista debba fare il suo lavoro nella maniera più onesta possibile, senza prendere in giro nessuno.
Mi è piaciuta la tua affermazione in cui hai detto che avresti registrato questo disco solo quando avresti avuto la condizione giusta , quindi senza ansie e senza fretta. È stato difficile mantenere questa promessa? Nella prima parte sì perché ho dovuto abituare i miei collaboratori a questo mood. Ho affittato un teatro e il pianoforte veniva ogni volta accordato in base alla canzone che avrei eseguito. Poi ho fatto spegnere tutti i fari e ne ho fatto lasciare uno solo che puntava sul pianoforte e sono rimasto magari anche per lunghi momenti semplicemente immobile e i tecnici hanno capito che non dovevano intervenire e che registravo solo quando sentivo una particolare predisposizione d’animo.

D’altro canto è lodevole anche la tua scelta di non avere “intrusioni” da computer per editare, essendo un disco piano e voce sarà stato complicato. È stata una voglia di tornare a fare i dischi come dovrebbero essere fatti. Il computer distrugge la creatività degli artisti, io questo giro ho voluto essere il regista totale della mia opera, quello che è nato è un disco quindi onesto e vero.
Nel brano “L’anima vuole” insieme a te troviamo Roberto Vecchioni, come è nata la collaborazione con lui e l’idea di questo brano? Dopo aver scritto il brano sentivo un richiamo verso Roberto, che è sempre stato un mio grande mito. Gli ho fatto una corte spietata, l’ho cercato per mesi, poi finalmente ci siamo visti a Milano, abbiamo passato del temo insieme fumando il sigaro e alla fine mi ha detto: “perché non vieni in tour con me ad aprire i concerti?”. Abbiamo girato insieme quindi i teatri di tutt’Italia e poi, finalmente, durante l’ultima data mi ha confermato la sua volontà nel cantare insieme il mio pezzo “L’anima vuole”.
So che hai un legame particolare con Ligabue, lo vuoi raccontare ai lettori di EG Magazine? La mia musica arriva alle orecchie di Claudio Maioli, manager di Ligabue e ora anche il mio, che mi propone di aprire i suoi concerti all’Olimpico e a San Siro.

Abbiamo parlato poco fa del tuo brano con Vecchioni, ma non sei nuovo alle collaborazioni perchè nel 2012 duetti nientepopodimeno che con Lucio Dalla nel brano “Io sono io e tu sei tu “contenuto nell’album “Ci voglio ridere su”. Raccontaci di quell’esperienza. Lucio e Iskra sono stati i miei insegnanti da quando sono arrivato a Bologna e ho sempre detto a Dalla che quando avrei avuto la canzone perfetta da cantare insieme sarei andato da lui e così è stato. Con Lucio ci siamo frequentati molto, mi ha insegnato tanto: dalla comunicazione alla modalità di scrivere. Lucio Dalla aveva un carattere molto diverso da Vecchioni, era uno che se la cosa non gli piaceva te lo diceva subito, non aveva mezzi termini, però poi ti dava anche delle indicazioni, ti aiutava, è stato un maestro e io ho imparato molto.
Siamo in aria di Festival di Sanremo, tu hai partecipato nel 2013 nella categoria giovani. Come hai vissuto quel palco? Parteciperesti nuovamente? Ci tornerei volentieri, ma a modo mio, con la canzone giusta. È stata una bella esperienza, anche se, quando ero sul palco, avevo in corso una colica renale e appena terminata l’esibizione sono stato ricoverato all’ospedale di Sanremo, ma forse doveva andare così. Invece mi spiace che quest’anno Amadeus abbia scartato la canzone che ho scritto per Bobby Solo, non solo perché la canzone è molto bella, ma per il personaggio che è e per la sua voglia di rimettersi in gioco.
Hai fatto un sacco di cose: hai aperto i concerti, oltre che di Ligabue, anche di De Gregori, come autore hai scritto canzoni per Gianni Morandi (Lettera) e per Loredana Bertè (Davvero). Sei stato ospite dell’Infinito tour di Roberto Vecchioni, hai scritto un libro (Un pesce rosso, due lesbiche e un camper). Ma se fossi costretto a scegliere una fra queste cose… Quale sarebbe? Rimarrei sulla musica, è una domanda a doppio taglio… mi piace scrivere per altri, ma poi mi perderei io che canto al pianoforte, e quindi mi sa che sceglierei di continuare a fare il cantautore, anche se mi costerebbe tanto rinunciare al resto. L’intervista si conclude con un mini live dedicato ai lettori di EG Magazine che potete vedere sui nostri canali: buon ascolto! Per vedere il video clicca qui